Il 13% delle neomamme è vittima di depressione postpartum: una condizione patologica grave, ma fortunatamente curabile, che provoca alterazioni dell’umore, tristezza, senso di indifferenza e ansia, oltre che anomalie del sonno e dell’appetito, con conseguenze importanti sul benessere psicologico e fisico del bambino e della madre.
La gravidanza e il periodo immediatamente successivo al parto possono essere causa di particolare vulnerabilità per molte donne. Le madri, durante questo delicato periodo, spesso, sperimentano enormi cambiamenti biologici, emotivi e sociali che sconvolgono il loro equilibrio. Per alcune di esse, il rischio di incorrere in problemi di salute mentale, in particolare ansia e depressione, è, quindi, particolarmente alto.
Alcune di esse sperimentano soltanto condizioni depressive di breve durata e lieve entità che non interferiscono con le attività quotidiane e non richiedono cure mediche. In alcuni casi estremi la madre arriva, invece, a rifiutare il bambino con un conseguente, insopportabile e dannoso, senso di colpa.
Si è ipotizzato che a causare la depressione postpartum possano essere delle anomalie del microbiota, vale a dire della popolazione di microbi che vive in simbiosi con l’organismo umano e che include batteri, funghi e virus.
La tesi sarebbe confortata dagli esiti di una ricerca recente secondo cui la somministrazione di antibiotici durante il parto sarebbe una delle cause della depressione postpartum. Si è riscontrato, più precisamente, che la profilassi antibiotica somministrata per scongiurare il rischio di infezioni durante il parto possa indurre, nel mese successivo, alterazioni dell’equilibrio psicofisico della neomamma.
Di contro, la somministrazione di probiotici dovrebbe sortire l’effetto opposto: limitare, cioè l’insorgere della depressione postpartum.
In questa direzione, uno studio australiano del 2015, ha esaminato la relazione tra l’integrazione di probiotici (Lactobacillus rhamnosus HN001), dall’inizio della gravidanza fino a 6 mesi dopo il parto in caso di allattamento, e i sintomi postnatali di depressione e ansia.
Alla ricerca hanno partecipato 380 donne sane distinte in due gruppi: al primo è stata somministrata l’integrazione di probiotici, al secondo è stato somministrato, invece un placebo. Le madri nel gruppo di trattamento probiotico hanno riportato livelli di depressione e ansia significativamente più bassi rispetto a quelli del gruppo placebo.
Si rileva, nell’uno e nell’altro studio, l’importanza che rivestirebbe l’asse intestino cervello nell’insorgere della depressione postpartum. Entrambe le ricerche, richiedono, comunque ulteriori verifiche che comprovino gli effetti predittivi della profilassi antibiotica sulla stessa depressione post partum e l’attenuarsi degli stessi con l’integrazione probiotica.
Gli effetti benefici dello sport sulla nostra salute sono noti a tutti oramai. Non appena diventano mamme, molte donne mettono in secondo piano il proprio benessere psico-fisico dedicando tutte le loro energie al/la nuov/a arrivato/a. In realtà, il benessere della mamma è legato a quello del neonato, per questo motivo è importante svolgere tutte quelle attività che consentono a entrambi di stare bene.
Uno dei disturbi più noti che coinvolge le neo-mamme è la depressione post-partum. Secondo i Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie americani, una donna su nove è affetta da depressione post-partum. Il suo è un esordio lento, che colpisce le neo-mamme a partire dal primo gemito che emette il proprio bambino e ha una durata limitata nel tempo.
Tuttavia può accadere che molte donne non siano in grado di uscire da questo stato mentale, con conseguenze gravi. Ed è proprio per questo motivo che alcuni ricercatori spagnoli hanno preso a campione 932 donne che dedicavano una porzione della propria giornata allo svolgimento di alcune attività sportive.
I risultati emersi hanno evidenziato che lo sport è un ottimo anti-depressivo e che offre molti benefici anche a coloro che non presentavano quella sintomatologia che riconduce a uno stato depressivo.
Inoltre è stato dimostrato che una sana alimentazione gioca un ruolo fondamentale per quanto riguardo lo sviluppo di depressione perinatale. È stato osservato, infatti, che molte donne affette da depressione post-partum presentavano alcune carenze nutrizionali, in particolar modo bassi livelli di omega-3.
La Depressione Post Partum (DPP) è un fenomeno che coinvolge un numero sempre più alto di genitori e che, finalmente, viene riconosciuta non solo alle mamma, bensì anche ai padri.
La nascita di un bambino, infatti, sebbene possa apparire maggiormente destabilizzante per una madre, che lo ha portato in grembo per nove mesi e ha vissuto un vero e proprio cambiamento fisico, coinvolge molto da vicino anche i papà.
Quando la famiglia si allarga è necessario un cambiamento importante e di diversa natura: emotiva, comportamentale, lavorativa e sociale. Adattarsi al nuovo arrivato all’inizio può essere destabilizzante per entrambi i genitori, sia perché rompe gli equilibri che finora avevano funzionato, ma anche perché comporta responsabilità prima mai provate.
I padri sono stati a lungo dimenticati riguardo l’argomento della depressione perinatale, che si pensava potesse riguardare solo le mamme. Recenti ricerche hanno consentito di riconoscere anche ai papà questo disagio, sia psicologico che clinico. Un fenomeno tutt’altro che raro: in Italia infatti, secondo recenti studi, soffrono di depressione post partum ben il quattro per cento degli uomini, e la percentuale cresce quando si tratta della nascita del primo figlio.
La depressione perinatale che colpisce i padri ha dei sintomi ben precisi, che non vanno affatto sottovalutati, soprattutto agli inizi. Tra i primi sintomi più frequenti c’è l’insonnia, l’eccessiva sudorazione improvvisa, la mancanza di appetito, che ovviamente combaciano con la nascita del bambino.
Ai sintomi della depressione non corrispondono solo cause psicologiche… [SEGUE]
Mother suffering and baby crying desperately sitting on a couch in the living room at home
L’ansia post partum è un disturbo che colpisce circa il 20% delle madri che hanno appena dato alla luce il proprio figlio, però sono molte le donne che temono di esprimere i loro sentimenti per paura di essere considerate egoiste. L’ansia post partum non è tanto conosciuta e comune come la depressione post partum, ma non è affatto meno rilevante o pericolosa.
Ma da che cosa è caratterizzata l’ansia post partum? L’ansia è un meccanismo di difesa che il nostro corpo utilizza per metterci all’erta di fronte a situazioni sconosciute o pericolose. È normale sentirsi ansiosi in alcuni momenti della nostra vita quotidiana, specialmente se si conduce una vita particolarmente stressante.
Senza dubbio, quando la preoccupazione e la paura appaiono quotidianamente in modo intenso ed eccessivo, tanto da non poterle controllare, allora si parla di disturbo di ansia. Molte madri dopo aver partorito provano una preoccupazione eccessiva nei confronti del bamgino.
Si differenzia dalla depressione post partum perché questa è principalmente connessa a dei sentimenti di tristezza o malumore, mentre l’ansia si manifesta con paura e comportamenti compulsivi.
Quali sono i sintomi dell’ansia post partum? Questo disturbo può produrre uno o più sintomi fisici, mentali ed emozionali.
Il puerperio, cioè il periodo successivo al parto, è un periodo molto particolare e delicato, unico nella vita della donna. È importante avere cura sia a livello fisico che a livello psicologico della puerpera per garantire un’esperienza quanto più serena e naturale possibile. Perché questo avvenga nel migliore dei modi sarà bene seguire alcune indicazioni.
Il NICE “National Institute for Care Excellence” inglese, ha stilato delle linee guida sulle cure post natali, basate sulle più recenti evidenze scientifiche.
Fondamentale è in primo luogo per la neo-mamma un confronto con il personale sanitario, è cioè importante chiarire eventuali dubbi e perplessità e ascoltare con attenzione indicazioni e raccomandazioni.
Sarà poi necessario ricevere informazioni su segni e sintomi di eventuali complicanze fisiche o psicologiche legate al post-partum, sull’importanza degli esercizi del pavimento pelvico e su argomenti di carattere più generale e quotidiano (la dieta, l’esercizio fisico, il consumo di fumo e alcol, le abitudini sessuali e di contraccezione).
Subito dopo il parto ogni donna deve essere monitorata sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista emotivo e psicologico, numerosi possono essere i sintomi di qualche tipo di complicazione o problematica: importanti emorragie vaginali, dolore addominale, pelvico e perineale, febbre, fiato corto, dolore al petto, mal di testa o arrossamento e gonfiore del seno.
È importante che la neo-mamma faccia attenzione soprattutto… [SEGUE]
La depressione post partum è indubbiamente tra le più rilevanti complicanze a livello psichico relative alla gravidanza e al puerperio ed è più diffusa di quanto non si possa pensare: infatti, si stima che nel mondo Occidentale, colpisca dal 10 al 15% delle donne che partoriscono.
I disturbi collegati alla depressione post partum sono perlopiù gli stessi rilevati negli stati depressivi di grave entità e comprendono: apatia, disturbi del sonno, astenia, mancanza di appetito o al contrario voracità, difficoltà di concentrazione, mancanza di autostima (sia generale, sia nel ruolo di madre), nei casi più severi anche pensieri di morte e di suicidio; tutti sintomi che generalmente compaiono intorno alle 4-6 settimane successive al parto.
Negli ultimi anni si sono fatti passi in avanti nel trattamento di questa grave patologia e ha avuto risultati superiori alle aspettative il cosiddetto babywearing, che letteralmente significa “indossare il bambino” e consiste in quella pratica con cui si avvolge il bambino in fasce, che vengono poi legate al corpo della mamma.
Si tratta in realtà di una soluzione antichissima, grazie alla quale le mamme potevano prendersi cura del neonato, avendo contemporaneamente le mani libere per svolgere altre attività.
I benefici legati al babywearing sono incredibili, sia per la mamma, sia per il bambino: infatti, permette ad entrambi di mantenere uno stretto contatto, simile a quello precedente al parto e il piccolo può continuare a percepire il calore della mamma e il battito del suo cuore, fattori che contribuiscono a tranquillizzarlo e anche a limitare l’insorgenza di coliche.
Quanto alla madre, il babywearing si è dimostrato [SEGUE]
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