Si stima che, a Lecco e dintorni, ben 4 mamme su 5, manifestino una sintomatologia ricorrente, nei mesi successivi al parto.
Dati che fanno riflettere, soprattutto se si considera che si tratta di disturbi a prima vista scollegati fra loro e che, proprio per questo, spesso rendono difficile risalire alla radice.
Eppure un fattore comune c’è ed è riconducibile proprio agli eventi che più di ogni altro determinano per il corpo profondi sconvolgimenti, che si ripercuotono su tutti gli organi e gli apparati, ovvero gravidanza e parto.
Se hai avuto un figlio negli ultimi 24 mesi, forse dovresti leggere attentamente l’elenco che segue perché, nel caso ti riconoscessi almeno 3 dei seguenti sintomi, allora potresti rientrare anche tu in questa particolare casistica.
Dolore alla schiena, soprattutto nel tratto lombare
Diastasi addominale o lassità dell’addome
Cefalee
Dolore cervicale
Disturbi digestivi
Stipsi
Disturbi della minzione (incontinenza urinaria e/o difficoltà a svuotare completamente la vescica)
Dolore al pube
Varici e/o ritenzione idrica
Disturbi del sonno
Dolore durante i rapporti sessuali
Cosa sta succedendo al corpo? Come vanno interpretati questi sintomi?
Il corpo sta mandando dei segnali che è importante non ignorare. Ce ne parla il Dr. Domenico Oliva, Ostetrico ed esperto nella riabilitazione post partum, formatore degli operatori materno-infantili.
“La gravidanza e l’evento parto determinano una serie di dissinergie, che sono la diretta conseguenza delle modificazioni posturali e funzionali che causano ripercussioni a carico di vari apparati.
Le più recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato come siano le dissinergie del “Core” le responsabili di numerose disfunzioni del sistema osteo-muscolare, dell’apparato digerente, del circolo venoso e linfatico, dell’apparato urinario, della statica pelvica”.
Il benessere nasce dunque dal Core, ossia il complesso muscolare addomino-lombo-pelvico da cui dipende l’efficienza e l’efficacia statica e dinamica dell’intero corpo.
“Un core competente”, prosegue Dr. Oliva “garantisce le necessarie sinergie per la corretta funzionalità di tutte le parti”.
L’attenzione a questa parte del corpo, quindi, non è solo un fattore estetico ma una vera e propria questione di salute.
Mai come in questo caso, mal comune NON è mezzo gaudio: il fatto che ne soffrano in tante non significa che sia giusto così.
Non è normale soffrire di incontinenza solo perché si è diventate mamme. Non lo è nemmeno provare dolore durante un rapporto sessuale. Non bisogna rassegnarsi a soffrire di diastasi addominale. Il mal di schiena non fa parte del naturale decorso del post partum.
Se, dopo aver avuto il tuo bambino/la tua bambina non ti senti al meglio, è legittimo che tu voglia fare qualcosa.
Un dato positivo c’è. La buona notizia è che si può fare molto: i margini di recupero sono ampi e, nella maggior parte dei casi, si può aspirare ad una completa remissione dei sintomi.
“Tornare alla normalità, ripristinare l’equilibrio globale, recuperare uno stato di benessere completo non solo è possibile, oggi è finalmente un reale obiettivo di salute della medicina”, afferma il Dr. Oliva.
In che modo è possibile ripristinare la sinergia del Core e, in generale, il proprio equilibrio e dire addio ai disturbi che ci affliggono?
“Ogni donna che ha partorito dovrebbe intanto essere sottoposta ad uno screening: una valutazione posturale e funzionale, basata il più possibile su dati oggettivi (forniti da test o da strumentazioni di precisione)”.
Solo così sarà possibile intraprendere un percorso mirato.
A Lecco, presso il Centro In Salus è disponibile uno screening gratuito di analisi del Core dopo la gravidanza, a cura di un’equipe specializzata, guidata dal Dr. Oliva.
“Nel corso della nostra esperienza ultra trentennale, abbiamo compreso che ciò che funziona di più e si rivela realmente duraturo nel tempo, è un approccio dolce e rispettoso, grazie al quale la donna può raggiungere una maggior conoscenza di sé, imparando a “rieducarsi” attraverso il movimento.
Un metodo nel quale il fattore umano è determinante e va di pari passo con le competenze tecniche.
Un sistema capace di innescare un meccanismo che porta a risultati in tempi estremamente brevi.
I risultati ottenuti ci parlano di interventi chirurgici (che inizialmente parevano inevitabili) scongiurati, dolori scomparsi, disturbi eliminati, corpi trasformati”.
Negli ultimi anni più che mai abbiamo compreso quanto sia importante la salute. Accettare compromessi sul proprio stato fisico, predispone a tutta una serie di rischi cui non ha senso esporsi, dal momento che esistono delle soluzioni semplici ed efficaci.
Diffondere la cultura della salute nel post partum è la nuova sfida, partita da Lecco, destinata a raggiungere il maggior numero di madri possibile.
La gravidanza tende a sbilanciare drasticamente la forma del tronco: tutte le strutture, compresi i muscoli e le articolazioni, si tendono, infatti, per l’espansione dell’utero che accoglie il feto. Dalla ventesima settimana, le due fasce dei muscoli addominali retti si separano per fare spazio al bambino.
Il risultato è la cosiddetta diastasi recti (separazione addominale) con conseguente riduzione delle normali funzionalità degli stessi muscoli.
Si è ritenuto che a determinare la diastasi dei retti fossero specifiche condizioni, quali l’eccesso di peso della madre e del bambino. Una ricerca del 2015 ha smentito, però, la connessione tra la separazione dei muscoli addominali e fattori esterni. Il fenomeno è, in realtà, molto comune e colpisce oltre il 50% delle donne incinte.
I sintomi più comuni della diastasi recti includono: sensazione di gonfiore e crampi allo stomaco, male alla schiena nella parte lombare, stipsi e incontinenza. In alcuni casi si rilevano difficoltà respiratorie e digestive.
Durante la gravidanza, possono non manifestarsi sintomi evidenti. Nel secondo o terzo trimestre, si può notare un rigonfiamento sulla pancia, sopra e sotto l’ombelico, più evidente quando si usano i muscoli addominali per alzarsi, sedersi o sdraiarsi.
Se si avvertono intense sintomatologie dolorose all’addome, al bacino o alla schiena, è necessario rivolgersi immediatamente al medico.
Dopo il parto, il sintomo più evidente è un gonfiore persistente sull’addome, quasi come se il bambino non fosse ancora nato. La diagnosi della diastasi dei retti parte da una procedura che si può compiere anche da sole: ci si sdraia sulla schiena con le gambe flesse e i piedi appoggiati a terra; a questo punto si devono sollevare le spalle sorreggendo la testa con una mano. Con la mano libera si ispeziona l’addome, sopra e sotto l’ombelico, tastando le fasce muscolari.
È in corso la diastasi dei retti se si avverte, in alcuni casi non solo con il tatto ma anche a vista, un vuoto evidente tra i muscoli addominali.
Man mano che questi riacquistano forza e ciò avviene regolarmente dopo diverse settimane dal parto, il divario tra le due fasce muscolari inizierà a ridursi naturalmente. Il medico può confermare la diagnosi di diastasi dei retti con l’ecografia che fornisce, ovviamente, una misurazione più accurata dell’anomalia.
Per favorire la riduzione della diastasi è necessario:
Evitare di sollevare pesi
Evitare esercizi fisici che determinano iperpressione addominale.
Mantenere una postura corretta soprattutto durante l’impegno fisico
Regolarizzare l’intestino
Ridurre la tosse e controllare l’addome durante per evitare di “spanciare”.
La nascita di un bambino sconvolge inevitabilmente ritmi e orari di tutta la famiglia e, in particolare, della neo mamma che, dopo i lunghi nove mesi di gravidanza, si trova ad affrontare una vita completamente diversa, una vita nuova di cui, se è al primo figlio, sa molto poco. La mancanza di esperienza causa ansia e preoccupazione nonostante la felicità per l’arrivo del neonato.
Nelle settimane subito dopo il parto, gli ormoni, aumentati durante la gestazione, continuano a produrre i loro prodigiosi effetti regalando alle neo mamme energie straordinarie che consentono loro di adattarsi alla nuova routine e, allo stesso tempo, lunghi momenti di sconforto e tristezza difficili da gestire. Le prime sei settimane con un neonato sono una serie infinita di continui alti e bassi per qualsiasi genitore: alti e bassi importanti e intensi che lasciano il segno per sempre.
Il primo scoglio è alimentare il piccolo. Allattare al seno, per quanto naturale, non è così facile come sembra. Alcune donne fanno fatica le prime volte, tendono ad irrigidirsi appena il bambino apre la bocca e rendono l’operazione snervante e logorante.
Nonostante gli ormoni e l’eccesso di adrenalina dovuto al cambiamento tanto atteso, la stanchezza e la privazione del sonno, inevitabile per le poppate, si fanno sentire. Il poco sonno sembra quasi rubato alla cura del neonato e privato per questo dell’innato effetto ristoratore.
Tutto ciò che riguarda il bambino si trasforma in un evento straordinario che provoca agitazione. È il caso del primo bagnetto con l’ansia per la temperatura giusta dell’acqua e per la paura di far scivolare il piccolo.
Abituarsi alla cura del neonato è impresa ardua. Su tutto emerge il fatto che il tempo non appartiene più alla mamma, ma è scandito dai bisogni e dagli orari del bambino. Può aiutare, in alcuni casi, frequentare un gruppo di neomamme per rendersi conto di non essere le sole a sentire il peso del cambiamento.
Dopo un po’, si instaura, comunque, una nuova normalità, con rituali ben definiti che regalano alla neomamma serenità e la sensazione di riappropriarsi del controllo della propria vita che sembrava smarrito subito dopo il parto.
Le prime settimane dopo la nascita del bambino sono sicuramente un periodo estenuante e sconvolgente, ma tutto si ricompone, secondo un ordine nuovo, dopo poco tempo. Le incombenze quotidiane, il sonno perso, la stanchezza sono ripagate dai versetti teneri del bimbo, dalle sue smorfiette, dagli odori dolci e, dopo qualche settimana, dai primi sorrisi.
Per le mamme che si destreggiano tra il lavoro, la casa e la cura dei figli, ritagliarsi del tempo per se stesse sembra spesso una missione impossibile. In realtà esiste un modo per rendere tutto più semplice da gestire: il decluttering, termine inglese che in italiano si traduce letteralmente come togliere di mezzo qualcosa d’ingombrante e che si può riassumere con la locuzione nostrana mettere in ordine.
Il decluttering facilita la vita delle mamme in molti modi: ci sono meno cose da pulire, è più facile trovarle, e c’è più spazio a disposizione per i bambini. Per cominciare è fondamentale predisporre un piano di azione, un progetto preciso senza il quale il tentativo di riordinare si tradurrebbe in disordine ulteriore. Una volta che si è deciso, è importantissimo non aspettare il momento giusto. Ogni momento è perfetto per iniziare l’opera. Indugiare è solo una perdita di tempo che ha come unico risultato l’aumento del disordine.
Il decluttering potrebbe essere emotivamente e fisicamente estenuante: per questo non è utile porsi obiettivi poco realistici, ma è opportuno sceglierne di fattibili e compatibili con i propri compiti di madre che sono già abbastanza gravosi.
Gli ambienti disordinati spesso sono causa di stress per la maggior parte delle persone, in particolare per le mamme indaffarate che si dividono tra casa e lavoro. In una ricerca recente si è evidenziato, a riprova di questo, che il livello di cortisolo (l’ormone dello stress) è inferiore nelle donne che descrivono le loro case come ordinate, rispetto a quelle che, invece, le descrivono come disordinate. Il decluttering può, quindi, avere implicazioni emotive e psicologiche di rilievo sul benessere delle madri.
Il disordine distrae perché rende difficile trovare ciò di cui si ha bisogno. Eliminarlo, mettendo in ordine, ha come conseguenza una migliore concentrazione. Migliorare lo spazio vitale vale anche come iniezione di autostima: ci si sente orgogliosi di un ambiente ordinato e ci si vergogna, infatti, del disordine.
Una casa disordinata non è necessariamente sporca. E’ difficile, però, pulire bene intorno a una catasta di oggetti. Il decluttering, in questo senso, aiuta a ridurre gli accumuli di polvere, muffe e funghi che possono scatenare asma e allergie.
Il decluttering è una forma di liberazione fisica. Il disordine, infatti, è solitamente il frutto di un vastissimo assortimento di emozioni e ricordi che può trasformarsi in una vera e propria stampella psicologica. Una volta superata la diffidenza iniziale, ci si rende conto di non avere bisogno di un oggetto per ricordare una persona o un evento; ci si accorge semplicemente che le emozioni, i ricordi e sentimenti ci sono ancora anche se ci si è sbarazzati del superfluo.
Chi sono e cosa desidero per me? Sono domande legittime, anche e soprattutto adesso che sei diventata Mamma.
Diventare genitore significa anteporre le necessità del bambino/a alle proprie. Il neonato dipende completamente da noi ed è fondamentale sapersi adattare ai suoi bisogni.
Questo richiede un elevato impegno alla Mamma, oltre che una grande flessibilità.
Ma quando arriverà il turno della Mamma? Quando si potrà ricominciare ad occuparsi di sé e riprogettare il proprio futuro?
E se ti dicessimo che quel momento è arrivato? Anzi, lo è sempre stato. Ed è un’occasione per ritrovarsi che fa bene anche ai tuo bambino/alla tua bambina.
Vieni a incontrare te stessa e preparati a scoprire cose belle, progettando il tuo futuro di Donna e Mamma, in diretta Webinar.
La tua nuova vita inizia ora.
Mercoledì 27 ottobre 2021 alle ore 17.30, un evento online gratuito, rivolto a tutte le Neo Mamme.
Counselor ed Armonizzatrice Bio-Naturale, abilitata alla Massoterapia, fa parte dello Staff di Mammole “La guida Natural delle Mamme” ed è docente nei corsi di formazione di Mammole School.
Membro del Comitato Tecnico Scicentifico di Uno-DBN, associazione di categoria degli Operatori Bio Naturali riconosciuta dal MISE, ha negli anni sviluppato un approccio olistico al counseling, attraverso il “Maternal Counseling” un metodo rivolto alle donne nella fase della maternità che integra discipline come l’acquamotricità, il massaggio materno e infantile, le tecniche di consapevolezza corporea.
Mamma di Federico, nato nel 2009 e di Gianluca, nato nel 2011.
Praticare Pilates dopo il parto può realmente aiutare le neo mamme a rimettersi in forma. Dopo la gravidanza e dopo aver partorito, i muscoli addominali si allungano, la parte inferiore della colonna vertebrale si inarca provocando mal di schiena, i muscoli del collo e delle spalle, a causa dell’allattamento, si contraggono eccessivamente e le braccia sono spesso dolenti per lo sforzo di tenere in braccio e sollevare il bambino.
Un programma mirato e completo di Pilates rafforza e migliora la flessibilità dell’addome, del pavimento pelvico e di altri muscoli importanti e aiuta a sciogliere la tensione muscolare. Le tecniche di respirazione del Pilates migliorano, inoltre, la qualità dei movimenti che si compiono quotidianamente e l’equilibrio posturale con grandi benefici sul benessere psico-fisico delle mamme.
Si consiglia, però, di attendere almeno 6 settimane dopo il parto vaginale prima di iniziare l’allenamento. Questo periodo di riposo consente all’addome di riprendersi dal parto e alla madre di abituarsi alla nuova vita. Dopo un parto cesareo, si deve aspettare un periodo più lungo: almeno 5 o 6 mesi.
Uno studio del 2017, ha valutato l’efficacia e la sicurezza di un programma di attività fisica basato sull’uso del metodo Pilates nell’arco di otto settimane in donne in gravidanza. La ricerca si è basata su parametri funzionali, quali peso, pressione sanguigna, forza, flessibilità e curvatura spinale, e su parametri specifici, come il tipo di parto, l’eventuale episiotomia (incisione del perineo per ampliare l’orifizio vaginale) e il peso neonatale.
Un campione composto da un totale di 105 donne in gravidanza è stato diviso in due gruppi: un gruppo ha seguito un programma di Pilates, per 2 sedute settimanali, mentre l’altro non ha seguito il programma. Sono stati riscontrati miglioramenti significativi nella pressione sanguigna, nella forza di presa della mano, flessibilità dei muscoli posteriori della coscia e curvatura spinale, oltre a miglioramenti durante il travaglio, diminuzione del numero di cesarei e episiotomie.
Si deduce che un programma di attività fisica di 8 settimane basato sul metodo Pilates migliora i parametri funzionali nelle donne in gravidanza e favorisce il parto.
Il Pilates può ridurre significativamente l’affaticamento materno postpartum. Infatti, in un altro studio (del 2015), 80 donne sono state divise casualmente in due gruppi. Un gruppo ha eseguito esercizi di pilates cinque volte a settimana per otto settimane consecutive. La prima sessione è stata condotta 72 ore dopo il parto. L’altro gruppo, anche in questo caso, non ha seguito nessun programma di allenamento.
Il livello di affaticamento di ogni donna è stato valutato alla dimissione dall’ospedale e a quattro e otto settimane dopo il parto. Durante le otto settimane di follow-up, si è scoperto che il gruppo di intervento aveva punteggi medi di affaticamento venti volte inferiori rispetto alle donne che non avevano fatto esercizio.
Secondo i più recenti studi il latte materno è in grado di trasmettere le difese immunitarie ai figli. Questo sembra valere anche per gli anticorpi sviluppati dalle mamme che si sono vaccinate contro il Covid-19.
Dai test riportati su un campione di madri che sta allattando e che ha fatto il vaccino, nel latte non ci sono tracce di mRNA e di virus, anche se i risultati sono parziali a causa di forti limitazioni su questo tipo di indagini, legate al fatto che per questioni bioetiche non si possono includere tra i volontari di ricerca clinica donne incinte e in allattamento. Quindi si tratta di dati soltanto indicativi.
I dati della ricerca si basano esclusivamente su volontarie che hanno donato il loro latte dopo essere stati vaccinate con Pfizer e Moderna e dai test risulta che non solo non ci sono tracce di virus, ma è stata rilevata la presenza di anticorpi contro il Covid-19.
Gli studi sono stati effettuati da Kathryn Gray, medico specialista del settore fetale e materno dell’Ospedale di Boston, su un campione di 131 donne che hanno aderito allo studio.
Non è ancora un risultato definitivo a causa delle difficoltà con i dati senza un corretto screening, ma dopo la seconda dose del vaccino è stata rilevato un incremento degli anticorpi presenti nel latte e nessuna traccia di mRNA nei campioni di 6 partecipanti, che hanno donato entro i 2 giorni dalla somministrazione.
Quali sono le conseguenze? La presenza degli anticorpi nel latte è molto interessante, perché dagli studi risulterebbe come i bambini sotto i 3 mesi non possano produrre spontaneamente la protezione contro i virus e batteri con queste proteine, mentre le cellule B delle madri le generano costantemente, senza però che si possano trasmettere al latte materno perché sono troppo grandi e non passano attraverso i filtri biologici nei seni
La presenza di immunoglobuline nel latte è interessante, ma non si è ancora ben capito se ci sia un effettivo livelli di protezione garantito per i bambini e quanto questo possa essere rilevante.
Non è ben chiaro se gli anticorpi possono essere efficaci nei bambini e se siano in grado di contrastare il Covid, anche perché non esistono evidenze e sperimentazioni, che possono essere fatte per motivi etici.
Yariv Wine della Tel Aviv University ritiene che gli anticorpi potrebbero proteggere i bambini in allattamento, ma solo a patto che ci sia un costante immissione di queste particelle, altrimenti la concentrazione declina rapidamente e qualsiasi eventuale risultato si perde. Sembra anche che la concentrazione di anticorpi nel latte materno cali con il tempo.
Quando si allatta è necessario prestare una certa attenzione a ciò che si mangia, tenendo presente che il fabbisogno di nutrienti si modifica e che non bisogna incorrere a pericolose carenze.
Le mamme in allattamento devono seguire una dieta equilibrata, varia, ricca di verdure, frutta e proteine, perché una nutrizione sana serve anche per garantire una buona qualità del latte ed evitare di intaccare le riserve del corpo, come quelle di calcio, che va sempre tenuto sotto controllo ed eventualmente integrato, in base alle indicazioni del medico.
Si può anche aggiungere latte vaccino e i prodotti derivati come yogurt e formaggio, per aiutare un po’ il seno nella produzione e al tempo stesso bisogna evitare i cibi che possono dare allergie, come i crostacei, la cioccolata o di arachidi e soprattutto il piccante.
Inoltre servono 2 o 3 litri d’acqua al giorno e niente alcolici, anche se strappi davvero minimi e soprattutto saltuari alla regola non danno problemi significativi in allattamento, mentre invece in gravidanza non sono tollerati.
Questo vuol dire che un brindisi una tantum è pensabile ma un bicchiere di vino a pasto no. Anche il caffè va limitato se non eliminato e gli zuccheri vanno tenuti sotto controllo.
Una domanda ricorrente delle neomamme è la possibilità di prevenire il rischio di obesità futura grazie anche all’allattamento al seno.
Ci sono ipotesi fisiopatologiche che correlano le componenti protettive del latte naturale con l’abbassamento dell’incidenza di casi di sovrappeso patologico.
Il plasma dei bambini che presenta una più alta concentrazione di insulina e un precoce sviluppo di iperlipemia, si correla a stati di ipertensione arteriosa e diabete mellito oltre che insulinoresistenza e ha notevoli ripercussioni sociali ed economiche.
L’allattamento al seno è dunque protettivo contro l’obesità infantile? La rivista MeSH di PubMed ha pubblicato una revisione sistematica del luglio 2004 di alcuni articoli, il primo dei quali è a firma Arenz S, Ruckerl R, Koletzko B.
Da questo studio risulta che che i bambini che sono stati allevati con latte artificiale presenterebbero un deposito adiposo eccessivo, mentre quelli allattati al seno hanno una riduzione dei livelli di leptina e un maggior grado di autoregolazione dell’assunzione calorica, che porta a un minor introito alimentare.
Per la salute pubblica l’obesitàinfantile è…. [SEGUE]
I bambini nati prematuramente hanno bisogno spesso, oltre che dell’incubatrice, di cure di terapia intensiva durante le quali sono sottoposti a procedure mediche di routine che possono essere dolorose.
Una ricerca condotta da ricercatori dell’Università di Ginevra, guidati dal professor Didier Grandjean, in collaborazione con l’Ospedale Umberto Parini di Aosta e l’Università della Valle d’Aosta, ha evidenziato, sulla rivista Scientific Reports, gli effetti positivi sul nato prematuro della voce della madre.
Mentre la madre parla, durante la somministrazione di cure particolarmente dolorose, sul viso del neonato si registra una riduzione dei segni della sofferenza e, nel suo sangue, si evidenzia un significativo aumento del livello di ossitocina.
L’ossitocina è l’ormone dell’attaccamento coinvolto, oltre che nell’instaurazione dei legami affettivi, anche nella gestione dello stress: un suo aumento dimostrerebbe una maggiore capacità del neonato di sopportare il dolore.
Ai bambini prematuri è necessario somministrare cure quotidiane che possono essere causa di dolori più o meno intensi. Non è possibile usare antidolorifici farmaceutici frequentementeperché potrebbe avere effetti collaterali, a breve e lungo termine, sul loro sviluppo neurologico.
Gli effetti benefici dello sport sulla nostra salute sono noti a tutti oramai. Non appena diventano mamme, molte donne mettono in secondo piano il proprio benessere psico-fisico dedicando tutte le loro energie al/la nuov/a arrivato/a. In realtà, il benessere della mamma è legato a quello del neonato, per questo motivo è importante svolgere tutte quelle attività che consentono a entrambi di stare bene.
Uno dei disturbi più noti che coinvolge le neo-mamme è la depressione post-partum. Secondo i Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie americani, una donna su nove è affetta da depressione post-partum. Il suo è un esordio lento, che colpisce le neo-mamme a partire dal primo gemito che emette il proprio bambino e ha una durata limitata nel tempo.
Tuttavia può accadere che molte donne non siano in grado di uscire da questo stato mentale, con conseguenze gravi. Ed è proprio per questo motivo che alcuni ricercatori spagnoli hanno preso a campione 932 donne che dedicavano una porzione della propria giornata allo svolgimento di alcune attività sportive.
I risultati emersi hanno evidenziato che lo sport è un ottimo anti-depressivo e che offre molti benefici anche a coloro che non presentavano quella sintomatologia che riconduce a uno stato depressivo.
Inoltre è stato dimostrato che una sana alimentazione gioca un ruolo fondamentale per quanto riguardo lo sviluppo di depressione perinatale. È stato osservato, infatti, che molte donne affette da depressione post-partum presentavano alcune carenze nutrizionali, in particolar modo bassi livelli di omega-3.
Da molto tempo si discute del possibile legame che intercorre tra la perdita di peso nella fase post parto e l’allattamento al seno: infatti secondo molti, le donne che allattano al seno i loro figli, specie se in maniera esclusiva, hanno un maggiore dispendio energentico, quindi di conseguenza avrebbero una maggiore tendenza al dimagrimento.
Tuttavia, non essendoci dati certi, come fa notare l’International Journal of Obesity in occasione proprio della Giornata internazionale dell’obesità, si è deciso di mettere a confronto tutta una serie di dati incrociati, derivanti da molti studi di settore, così da determinare se davvero esistano delle correlazioni tra la perdita di peso e l’allattamento al seno o se si tratti solo di un luogo comune senza evidenze scientifiche.
Queste considerazioni sono nate proprio perché l’obesità nel mondo rappresenta un problema sempre più grave e la fase post partum è una delle più cruciali per quanto riguarda l’aumento di peso nella popolazione femminile giovane.
La maggior parte delle donne, non appena sopraggiunge il parto, desidererebbe tornare al proprio peso pre-gravidanza, ma in realtà pochissime ci riescono; da aggiungere il fatto che sono sempre di più le donne che presentano una forma di sovrappeso, se non addirittura di obesità anche prima della gravidanza.
È importante sottolineare che non si tratta di una questione meramente estetica, in quanto l’aumento di peso è associato allo sviluppo futuro di patologie anche gravi, quali ad esempio il diabete di tipo 2 o le malattie cardiovascolari.
Inoltre, si nota come l’aumento di pesoin gravidanza abbia un effetto… [SEGUE]
Sia i disturbi dell’umore sia le disfunzioni tiroidee sono comuni in gravidanza e nel periodo postpartum e possono avere implicazioni a breve e lungo termine per le madri e i loro bambini.
La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla che si trova nella parte anteriore inferiore del collo e che produce due ormoni: la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3).
La tiroide svolge un ruolo fondamentale perché, rilasciando una quantità costante di ormoni tiroidei nel sangue, regola molte funzioni del corpo. Ad esempio, gli ormoni tiroidei possono influenzare la frequenza cardiaca (quanto velocemente il cuore) e il metabolismo (quanto bene e velocemente il corpo elabora il cibo). A volte la ghiandola tiroidea produce gli ormoni in maniera anomala: troppo pochi (ipotiroidismo) o in eccesso (ipertiroidismo).
Alcune donne hanno una disfunzione della tiroide prima della gravidanza, altre possono, invece, avere problemi alla tiroide per la prima volta durante la gravidanza o subito dopo il parto. Durante la gravidanza, gli ormoni tiroidei subiscono cambiamenti importanti ed è ormai ampiamente riconosciuto che i disturbi dell’umore e della cognizione spesso emergono in associazione a disturbi del metabolismo tiroideo.
Diversi studi hanno dimostrato, inoltre, una connessione tra la disfunzione tiroidea e la depressione durante la gravidanza e durante il periodo postpartum.
Opportunamente trattata, una disfunzione tiroidea non produce effetti né sulla madre né sul bambino. La disfunzione tiroidea in gravidanza non trattata può avere, invece, conseguenze per la madre e il bambino. I potenziali problemi includono la pre-eclampsia (gestosi), la possibilità di natalità prematura e anomalie congenite.
La tiroidite postpartum si verifica quando… [SEGUE]
Il puerperio, cioè il periodo successivo al parto, è un periodo molto particolare e delicato, unico nella vita della donna. È importante avere cura sia a livello fisico che a livello psicologico della puerpera per garantire un’esperienza quanto più serena e naturale possibile. Perché questo avvenga nel migliore dei modi sarà bene seguire alcune indicazioni.
Il NICE “National Institute for Care Excellence” inglese, ha stilato delle linee guida sulle cure post natali, basate sulle più recenti evidenze scientifiche.
Fondamentale è in primo luogo per la neo-mamma un confronto con il personale sanitario, è cioè importante chiarire eventuali dubbi e perplessità e ascoltare con attenzione indicazioni e raccomandazioni.
Sarà poi necessario ricevere informazioni su segni e sintomi di eventuali complicanze fisiche o psicologiche legate al post-partum, sull’importanza degli esercizi del pavimento pelvico e su argomenti di carattere più generale e quotidiano (la dieta, l’esercizio fisico, il consumo di fumo e alcol, le abitudini sessuali e di contraccezione).
Subito dopo il parto ogni donna deve essere monitorata sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista emotivo e psicologico, numerosi possono essere i sintomi di qualche tipo di complicazione o problematica: importanti emorragie vaginali, dolore addominale, pelvico e perineale, febbre, fiato corto, dolore al petto, mal di testa o arrossamento e gonfiore del seno.
È importante che la neo-mamma faccia attenzione soprattutto… [SEGUE]
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