Secondo una ricerca condotta dalla dottoressa Michal Elovitz dell’Università della Pennsylvania, l’analisi del microbioma vaginale in gravidanza può prevedere il rischio di parto pretermine.
In medicina si indica con il termine parto pretermine tutte quelle nascite che avvengono prima della trentasettesima settimana di gestazione.
Si tratta di un fenomeno frequente e che mette a repentaglio la sopravvivenza dei feti, tanto che negli ultimi anni questa viene considerata come la principale causa di morte fra i nascituri; diversamente, se un feto riesce a restare in vita risulta maggiormente esposto a disordini neuro-comportamentali, che emergono non al momento della nascita ma in fase di crescita.
I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla nota rivista scientifica Nature Communications e hanno dato a tutti gli effetti una svolta su una materia tanto spinosa quanto delicata. Alla sperimentazione hanno partecipato 2000 donne che si trovavano in stato interessante e a ognuna di esse è stato prelevato il microbioma vaginale e messo a confronto.
Successivamente sono stati analizzati i campioni di microbioma di donne africane che avevano portato a termine la gravidanza, con quelli delle gestanti che hanno avuto un’esperienza di parto pretermine.
Il Papilloma virus umano (HPV) è l’agente virale più comune nelle donne in età riproduttiva. L’infezione persistente da Papilloma virus è connessa alla neoplasia intraepiteliale della cervicale (CIN), nonché al cancro della cervice uterina.
La comparsa dell’HPV ed il suo trattamento in gravidanza, con escissione chirurgica o ablazione, sono associati ad un aumentato rischio di parto pretermine (PTD), rottura della membrana prima del travaglio, morte fetale intrauterina, morte neonatale e complicanze infettive per mamma e bambino (corioamnionite, febbre intrapartum, sepsi neonatale ed SGA).
Uno studio svedese di tipo retrospettivo basato sulla popolazione di riferimento, e pubblicato sulla rivista PLOS Medicine, ha confermato che le donne portatrici di Papilloma virus umano corrono un rischio elevato di parto pretermine (nascita prima della trentasettesima settimana di gestazione).
Corrono lo stesso rischio le donne affette da… [SEGUE]
Sin dal delicato momento della ricerca di una gravidanza, la salute del padre non va assolutamente presa sottogamba, in quanto diversi studi scientifici recenti hanno dimostrato come la salute del papà influenzi non solo le chance di riuscire a beccare la cicogna, o concepire, ma anche l’esito finale della gravidanza.
La salute di entrambi i genitori incide profondamente sia sul concepimento che sullo sviluppo della gravidanza, ma si è sempre tradizionalmente pensato soprattutto alla salute materna come aspetto fondamentale per una buona riuscita di un percorso in cui la madre, in effetti, è direttamente in contatto col feto.
Ci si dimentica spesso che il padre contribuisce al 50% del patrimonio genetico dei figli, e di conseguenza indirizza il bambino verso un determinato futuro, soprattutto a livello di salute.
Recentemente, si sono prodotte interessanti evidenze scientifiche che dimostrano quanto la salute paterna incida sul buono o cattivo esito di una gravidanza. Padri in cattiva salute, stando ai dati raccolti tramite agenzie fornitrici di assicurazioni sanitarie, sono spesso coinvolti in gravidanze terminate ante tempo, aborti spontanei, morti in grembo o parti prematuri.
Tra le più comuni problematiche di salute riscontrate in questo studio, si riscontra soprattutto una netta correlazione tra gravidanze dal cattivo esito e padri affetti da condizioni quali iperglicemia, elevata pressione sanguigna, diabete, colesterolo, obesità e malattie croniche.
Padri affetti da diabete, ad esempio, contribuiscono a incrementare il rischio di… [SEGUE]
Padri affetti da diabete, ad esempio, contribuiscono a incrementare il rischio di scarsa crescita fetale e bassa età gestazionale alla nascita, mentre uomini con più comorbilità sono stati associati a parti pre-termine e basso peso alla nascita.
Inoltre, l’età gioca anch’essa un ruolo importante: gli stessi studi mostrano come i rischi di perdita fetale crescono in maniera esponenziale nei casi in cui il padre superi i 45 anni di età.
Motivo in più per esortare i futuri Papà a mantenersi in buona salute, soprattutto se stiamo cercando di mettere in cantiere una gravidanza serena.
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