
Contare i movimenti fetali è utile?
La percezione materna dei movimenti fetali è il metodo più antico di valutazione del benessere fetale, concetto oggi più oggettivamente definito come adeguata ossigenazione e nutrizione fetale unite a un sufficiente sviluppo osseo, neurologico e muscolare.
Le donne di solito iniziano a percepire i movimenti fetali tra la diciottesima e la ventesima settimana. Man mano che la gravidanza procede, i movimenti fetali aumentano fino a raggiungere il picco intorno alla trentaduesima settimana di gestazione.
La graduale diminuzione dei movimenti è dovuta probabilmente alla maturazione del sistema nervoso centrale, con conseguente comparsa di chiari stati comportamentali fetali, con periodi di sonno profondo alternati a sonno attivo e veglia attiva.
I movimenti fetali sono scarsi o inesistenti durante il sonno profondo, che di solito dura 20-50 minuti e raramente supera i 90 minuti nei feti sani normali. L’alternanza tra gli stati comportamentali fetali si verifica regolarmente durante il giorno e la notte nel terzo trimestre, con movimenti che diventano più frequenti la sera e nelle prime ore notturne.
L’aumento delle dimensioni fetali e la riduzione della quantità di liquido amniotico possono svolgere un ruolo nella ridotta percezione dei movimenti fetali osservata nella tarda gravidanza, oltre a contribuire alle mutevoli caratteristiche dei movimenti fetali: i calci iniziali vengono progressivamente sostituiti da movimenti lenti e contorti.
La presenza di movimenti fetali è stata a lungo utilizzata dalle donne in gravidanza come rassicurazione che il feto è vivo. Numerosi studi hanno dimostrato, tuttavia, che il movimento fornisce una misura relativamente importante della salute del feto: all’interno di una popolazione a basso rischio, il tasso di rilevamento di feti con problemi di crescita rapportato a una percezione ridotta dei movimenti fetali, rimane, infatti, molto basso. Inoltre, la correlazione tra la mera percezione e i movimenti veri rilevati dagli ultrasuoni è molto modesta: solo nel 37% dei casi la percezione di movimento fetale della madre corrisponde a un movimento reale.
Il conteggio dei movimenti fetali è stato introdotto nelle cure prenatali di routine negli anni ’70 e ’80, come metodo di screening per le complicanze associate all’ossigenazione e alla nutrizione fetali anormali. Ha il vantaggio di essere gratuito, non invasivo e di facile implementazione.
Le difficoltà sorgono quando si tiene conto della soggettività della quantificazione dei movimenti fetali, dell’ansia che può causare alle donne in gravidanza e delle visite e dei test aggiuntivi che possono essere richiesti quando viene percepita una riduzione dei movimenti.
Fatte queste premesse, il movimento del feto, lungi dall’essere considerato una prova incontrovertibile dello stato di salute del feto, deve essere vissuto dalla madre con serenità, come momento di intima e tenera connessione al nascituro.
Fonte:
Fetal Movement Counting and Perinatal Mortality: A Systematic Review and Meta-analysis